sabato 7 novembre 2009

MO' BASTA! incontro del 6 novembre

Il grande pittore e muralista Siqueiros le chiamava causalità artistiche e diventavano, nell’opera pittorica o murale, delle vere e proprie gemme innovative e geniali. Parlava di quegli sgocciolamenti di colori, quegli errori di pennellata quelle involontarie storture della linea magari dovute ad un inciampo che, imprevisti e assolutamente non volontari, portavano nel complesso dell’opera un momento folgorante di rottura e di discontinuità che diventava parte integrante del progetto nato nella mente dell’Artista.
Alla seconda autoconvocazione del 6 novembre così mi sembra si stia delineando, così appare il senso prevalente e la caratteristica di MO BASTA!, luogo non luogo di elaborazione progettuale da parte di una libera associazione di cittadini. Nata per il bisogno immediato di dare una risposta ad un atto gravissimo di violenza a un giovane giornalista lidense, che si è concretizzata in una manifestazione-corteo partecipato e plurale organizzato in soli tre giorni, MO’ BASTA! ha voluto riflettere su questo moto di coscienze che si è autogenerato nel corpo stesso del movimento della Rete Democratica che da due anni porta avanti una battaglia per il Teatro del Lido e la Casa della Cultura, scontrandosi con i muri di gomma delle Istituzioni. Ma in cosa consistono queste casualità artistiche che mi hanno positivamente colpito e che sono nate dall’urgenza del fare? Proverò a indicarne alcune in modo assai schematico:
1. il tipo di organizzazione non precostituito e verticale ma fluido e orizzontale. Nel senso che non si basa su una struttura stabilizzata ma si crea attraverso una distribuzione di compiti e di carichi di lavoro all’impronta, non stabilendo chi doveva fare cosa ma chiedendo chi era in grado e disposto a fare e che cosa.
2. l’assoluta mancanza di autoreferenzialità rappresentativa senza rinunciare alla propria identità politica e culturale che viene messa a disposizione senza volontà egemonizzatrice.
3. l’apertura di fatto e non solo conclamata a tutti i cittadini e a tutte le realtà territoriali, il suoeramento della sottocultura dell’esclusione
4. la condivisione di un principio fondamentale dell’agire volto esclusivamente al bene comune e nell’interesse della città, rimuovendo la rinata cultura degli orticelli che divide in gruppi e fazioni con la esiziale tendenza a combattersi anziché ad unirsi
5. il metodo di operare. Non più “di tutto e di più” ma obiettivo per obiettivo, secondo un calcolo preciso di saperi e di capacità progettuale.
6. la volontà di seguire la linea dinamica della proposta, anziché quella statica della rivendicazione
7. la presa di coscienza della mutazione del quadro politico, sociale e culturale del territorio/paese e la volontà di confrontarsi con questo.
Per ultima, un po’ personalistica, ma credo significativa la sensazione che l’esperienza dei vecchi e la memoria storica da essi rappresentata non venga più considerata un intralcio del passato ma una base su cui costruire il futuro.
Invitare alle riunioni di MO’ BASTA! tutti i cittadini è un imperativo categorico.
(Giorgio Jorio)

1 commento:

  1. Condivido pienamente quanto espresso da Giorgio.
    La spinta cresciuta dal basso è stata molto di più che un risultato positivo espresso dalla manifestazione del 31.
    E' stata un guardarsi in faccia gli uni con gli altri e decidere in un'istante di andare INSIEME nella stessa direzione.
    L'abbandono di vecchie dinamiche, pur mantenendo le proprie identità, l'apertura del movimento a tutti i CITTADINI che abbiano idee e si propongano per realizzarle insieme a quelle altrui, fa del MO BASTA! una cosa viva.
    E deve rimanere tale per potersi evolvere e fondersi con le altre realtà territoriali.
    Purtoppo sono in kazakistan fino al 15. Ma ci vediamo presto.

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