domenica 1 novembre 2009

Intorno a un intervento di Jorio alla manifestazione

Ieri (31 ottobre) La manifestazione organizzata per condannare la violenta aggressione subita da un giovane giornalista di Ostia, ha avuto successo. Oltre trecento persone condotte durante il corteo dalla banda Caracca di Giuliano Lucarini insegnante di percussioni africane e brasiliane di Affabulazione, hanno partecipato pacificamente per le strade di Ostia da Lido Nord all’isola pedonale di Piazza Anco Marzio. Moltissime le associazioni che operano nella cultura e la socialità alle quali ho voluto leggere una lettera apocrifica di un cittadino medio che vi trascrivo:

Il discorso del cittadino “normale”.
Sabato 31 ottobre 2009

Prima di tutto ci tengo a precisare che io non sono uno dei manifestanti. Anzi io, in vita mia, rarissimamente ho partecipato a manifestazioni.
Io sono un cittadino di Ostia. Un pensionato statale di 71 anni. Sono uno che sta mediamente bene economicamente. Ho moglie casalinga e due figli. Ho quasi finito di pagare il mutuo della casa dove abito in un quartiere della media borghesia. Ho un diploma delle medie superiori. Un’auto di media cilindrata. Non leggo i giornali però seguo i telegiornali della sera. Quello di Fede e quello di Rai-Uno soprattutto. Vado anche al cinema e a teatro. Mediamente quattro/cinque volte all’anno, in genere amo spettacoli e film di qualità media e di divertimento. In tv seguo le fiction e i reality (mi piace molto il Grande fratello). Sono un cittadino comune, un uomo normale, insomma. Vi ho visti arrivare e mi sono incuriosito. Così ho saputo le ragioni di questa manifestazione. Ho saputo che la causa è stata l’aggressione a un giovane giornalista da parte di quattro giovani. E questo mi ha un po’ meravigliato lo confesso. Tutto questo rumore per una ragazzata. Per carità credetemi, anch’io sono contro la violenza e anch’io la condanno come sicuramente faranno tanti cittadini come me. Ma che bisogno c’è di fare una manifestazione? Anche ai mie tempi di scazzottate tra giovani ce n’erano tante. Si sa come sono i giovani. Una battuta, una risposta non gradita e giù botte. In più, mi è stato detto quel giovane vestiva un po’… strano. Un modo un po’ imprudente per uno che gira di notte da solo. Poteva sembrare un gay…
Ora non pensate che io ce l’abbia con i sodomiti. Per carità. Si tratta di gusti. Io non li capisco, mi fanno un po’ senso, ma li tollero. Però lasciatemelo dire. Perché da un po’ di tempo in qua ci sono tante aggressioni contro di loro? ve lo siete mai chiesto? Io sono cattolico. Mediamente osservante nel senso che vado a messa la domenica e che ricevo i sacramenti in media due volte all’anno: a pasqua e a Natale. Io so che il nostro Padre celeste vuole che l’amore si faccia tra uomo e donna. Se no avrebbe creato due Adami o due Eve. E so anche che dio, che è amore infinito, tollera anche che ci sia qualche deviato, com’è sempre stato. Però questi deviati che, invece di curarsi, da un po’ d’anni abbiano cominciato a mettersi in bella mostra per le vie della città, questi omosessuali che fanno manifestazioni dell’orgoglio di una devianza, che si baciano in pubblico, che girano per le strade mano nella mano, forse se vengono qualche volta perseguitati se la sono voluta. Anche Dio che è la tolleranza infinita, quando a Sodoma queste devianze erano diventate pubbliche, manifeste e addirittura e-si-bi-te, anche lui fu costretto a prendere drastiche misure. Anche voi con le vostre manifestazioni, credetemi, non fate mica il bene di questi poveri depravati, così come non fate il bene delle donne e dei migranti manifestando per i loro diritti. Voi non fate altro che aumentare il disagio che queste categorie provocano nella società normale. Voi andate contro il senso comune. Voi minacciate le loro vite serene. E alla fine è naturale che il cittadino per bene e normale di fronte ai vostri cortei e ai vostri manifestini prova un senso di disagio e d’intolleranza. Voi con le vostre strane idee mettete in dubbio le verità che hanno accompagnato la nostra vita. Voi attentate alle nostre incrollabili certezze, che sono quelle della stragrande maggioranza del nostro paese. Voi facendo così diventate anche miei nemici perchè mettete in pericolo i valori della cristianità, della fede, della famiglia e della patria. Anche per questo di tanto in tanto qualcuno di voi viene pestato e anch’io che sono contro la violenza se mi trovassi con un gruppo di amici, di fronte a una vostra provocazione credo che vi pesterei di sacrosanta ragione.
Perché io sono un cittadino normale di media cultura e mediamente benestante. Io sono tollerante ma solo se ogni diverso: omosessuale, donna, migrante o altro lo sia con discrezione senza esibizionismi e senza pretendere riconoscimenti e meno che mai eguali diritti.
Credetemi lo dico per il vostro bene, come lo dicessi e lo dico ai miei figli, a mia moglie, alle mie sorelle e ai mie fratelli.
Grazie, per avermi dato spazio e, per il vostro bene seguite il mio consiglio…


Qualcuno si sarà domandato perché ho sentito di dover fare questo tipo d’intervento. E voglio spiegarne le ragioni.
Nella lettera apocrifa ho voluto mettere in evidenza quello che è il “sentire comune” della maggioranza dei cittadini. Un sentire omologato, nutrito dalla maggioranza dei mass media e da una politica cialtrona e cattivista, omofoba e razzista, un sentire che è il brodo di sottocultura in cui cresce il seme della violenza contro il “diverso”. La mia lettura si chiudeva con una domanda: come operare per rimuovere questa subcultura imperante nel nostro Paese? Nel nostro territorio si muovono tante realtà: associazioni, teatri del privato sociale, centri culturali che affrontano questo problema. Ma siamo sicuri che i loro interventi, la loro azione, le loro iniziative siano adeguiate al problema? Da oltre cinque anni (dalle mie dimissioni da Presidente de “le Sirene”) io mi nutro in mente un profondo dubbio, che si sta trasformando in certezza. E’ ormai necessario rivedere i progetti e riposizionare la nostra presenza nel territorio, ormai diventata circoscritta e autoreferenziale. Manca la capacità di un coinvolgimento a tutto campo della cittadinanza e un indebolimento dell’azione volta alla promozione della cultura diffusa. Troppi elargitori di cultura e socialità avocano a sé la facoltà di far calare dall’alto ciò di cui la cittadinanza ha bisogno. Si riafferma sempre di più il concetto dell’isola felice in cui gli abitanti, divisi tra fruitori e protagonisti delle iniziative si parlano addosso senza possibilità di una salvifica “contaminazione” della maggioranza dei cittadini.
Con queste armi il pensiero inquietante della lettera apocrifa non sarà mai rimosso e neppure scalfito.

1 commento:

  1. Belle parole si sono sentite ieri, belle riflessioni, la voce della cultura trova sempre il suo spazio.

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